LAST CALL

Un telefono a disco. Un rossetto rosso. La luce tagliente dell’illusione.
In LAST CALL, oggetti carichi di memoria diventano testimoni silenziosi di
un dramma senza tempo: il femminicidio.
Il telefono vintage richiama un passato che non smette di ripetersi:
cambiano i linguaggi, gli strumenti, ma la violenza sulle donne resta un
nodo irrisolto.
L’immagine racconta come dovrebbe essere l’ultima telefonata.
Quella delle scuse, dei tentativi di riconciliazione, che troppo spesso
nasconde l’inganno.
Perché l’ultima telefonata non era per chiarire, era per chiudere.
Ma chi riceve un “no” deve farsene una ragione.
Chi trova la linea occupata, deve accettare di non essere più chiamato.
Non è rifiuto, è libertà. Non è tradimento, è scelta.
“O mia o di nessun altro” non è amore.
È controllo. È violenza. È morte.
Questa fotografia racconta l’unica fine sana:
nessun ultimo chiarimento, nessun incontro riparatore,
nessuna illusione. Solo silenzio, e una cornetta alzata.
Perché a volte, l’unica risposta giusta è:
“Occupato.”
Ho pensato molto a come mettere su carta questo pensiero: "L'ULTIMA TELEFONATA".
Volevo raccontare come vorrei che fosse per tutti l'ultima chiamata, non deve essere la telefonata delle scuse o dell'incontro riparatore, deve essere una telefonata di chiusura perché la libertà è anche scegliere di lasciare , scegliere di essere liberi, scegliere di potersi mettere un rossetto rosso senza essere giudicata.
Johnny Garcea
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