LA FOTOGRAFIA È MALEDUCATA, O SI È INCAPACI DI RELAZIONARCI CON LE IMMAGINI E CON CHI FOTOGRAFA?

 Voi come la guardate una fotografia? Con quali occhi la osservate?  

Si parla tanto di “come fare” una fotografia, ma vi siete mai chiesti come guardarla? Ebbene, io non ho la risposta.

Questa non è una lezione, né tantomeno voglio parlare di “tecnica”, è semplicemente la voglia di approfondire un tema che mi ha sempre infastidito, come un sassolino nella scarpa quando stai andando spedito ad un appuntamento e sei leggermente in ritardo, ovviamente tutto ciò che scrivo è solo un mio pensiero e chiunque voglia dare il suo contributo può farlo liberamente.

Da quando sono iscritto sui social, ho capito di essere entrato in un mondo spietato di critici d’arte, fotografi professionisti e amatoriali, accettando il fatto che qualsiasi cosa io avessi pubblicato, sarebbe stata messa in discussione da chiunque, d’altronde quando fai una mostra con i tuoi lavori, il risultato è identico e ti metti in gioco al 100%.

 


Avete mai provato ad immedesimarvi in quello che avete di fronte? Avete mai provato ad “assaporare” ciò che state guardando, senza per forza doverlo criticare ferocemente?

Tutti fotografano, si è sempre fotografato, mi ricordo le care “usa e getta” che mi hanno portato alla memoria persone che avevo dimenticato, mi hanno permesso di vedere luoghi sconosciuti grazie ai viaggi del famoso “zio d'America”, che andava in giro per lavoro o per vacanza, portando a casa quelle foto che ci permettevano di restare attorno ad una tavola mangiando e ascoltando aneddoti da luoghi lontani. 

Quante fotografie dopo lo sviluppo andavano buttate perché inservibili, quante invece anche se “imperfette”, restavano in una scatola in attesa di essere rispolverate. Non c’era tutta questa smania di criticare, si guardavano e basta.  

Una volta la fotografia era uno dei motivi per riunire la famiglia, almeno a casa mia. Tutti facevamo fotografie e ci si divertiva. 

Oggi parlo però della maleducazione in fotografia, della maleducazione degli addetti ai lavori e di chi vorrebbe ma non può. Di quelli che sanno fare ma con le foto altrui.



“LA FOTOGRAFIA È L’ATTIMO “IMPERFETTO” CHE TI PERMETTE DI RICORDARE”. 

Questo è quello in cui credo, perché che sia sfocata, mossa, rumorosa, la fotografia è “memoria”. 


Una fotografia non è altro che il punto di vista di chi l’ha scattata. 


Una fotografia resta una fotografia, la puoi solo osservare, potrà piacerti o meno ciò che vedrai, ma sarà un tuo giudizio, senza possibilità di cambiare ciò che starai guardando, perché è già accaduto ed è stato visto da altri, tu non c’eri ma hai la possibilità, comunque, di vedere un evento, un luogo, in cui qualcun altro era presente. 


“IO L’AVREI FATTA COSÌ”! 


Perché io dovrei dare importanza a chi non tratta con il dovuto rispetto il mio punto di vista? 


Cosa si vuole insegnare a chi vuole fare fotografia? Quello che mi sta facendo riflettere è la “maleducazione”, purtroppo, amplificata dai social. Mi è capitato di avere a che fare con critici e fotografi nervosetti che dall’alto del loro piedistallo si sono permessi, durante una lettura portfolio, di rispondere in maniera offensiva senza neanche vedere il lavoro in questione. 

Con “maleducazione fotografica”, intendo la poca capacità di aprire una disquisizione costruttiva, senza replicare con toni irrispettosi, con maleducazione fotografica intendo quella smania di voler modificare una foto perché secondo te  

“così sarebbe meglio”. 


La “maleducazione fotografica” è quando un fotografo autoproclama una sua foto “capolavoro", è quando ti offrono una collaborazione pagata con visibilità, quando va bene, o addirittura “a gratis” come si suol dire. 

Da un “addetto ai lavori”, mi aspetto di più che un semplice “FALLO TU” ad un commento sui social, mi aspetto qualcosa di costruttivo, mi aspetto che chi ne sa più di me, mi dia la prova che ne sa veramente più di me.  

Fare fotografia non è solo premere un pulsante, sistemare le luci, cercare la posa giusta, la fotografia è empatia.

Un giorno rispondo ad un annuncio, cercavano fotografi per eventi e concerti, mando il mio portfolio, mi presento, attendo la risposta che non tarda ad arrivare, molto seccati mi rispondono che per fare il fotografo in quel campo non basta saper fotografare, ma bisogna avere una buona cultura musicale per scrivere gli articoli e fare delle recensioni. Fino a qui tutto giusto, peccato che non mi hanno fatto nessuna domanda in merito, non sapevano chi fossi e che preparazione avessi sull’argomento. 



Infine come ciliegina sulla torta, il pagamento sarebbe avvenuto con cd, vinili e vari buoni spesa. Che dire, questa sì che è professionalità. 

Perché dovrei mettere a disposizione il mio tempo, la mia eventuale partita iva per essere pagato con scambio merce. 

Perché dovrei far valutare un mio lavoro da un critico che non ha voglia di reggere un discorso e che magari rischia di diventare offensivo. 

Ponetevi educatamente nei confronti di una fotografia, non perdete tempo a cercare il pelo nell’uovo, cercate di capire cosa vuole dirvi chi ha scattato quella foto ed evitate di diventare critici nervosi. 

Con una mia fotografia non ti obbligo ad accettare ciò vedi, semplicemente ti sto fornendo una chiave di lettura a cui tu, magari, non avevi pensato, automaticamente non ti chiedo di cambiare il tuo punto di vista, ma semplicemente di rifletterci su. 

Se non riesci a resistere all’impulso di voler modificare la foto che vedi perché  

“io l’avrei fatta così”, probabilmente non hai mai esposto dei tuoi lavori e forse mai lo farai. 

Fate fotografie, stampate fotografie, divertitevi con la fotografia e soprattutto cercate chi vi può dare una mano a crescere, non quelli che vi diranno cambia mestiere. 


La fotografia è di tutti.

Commenti

Post più popolari